Pseudonimo di
Antonio Pisano. Pittore e medaglista italiano. Alla morte
del padre, nel 1395, fu portato dalla madre a Verona, dove iniziò la sua
formazione artistica, influenzato dal Gotico tardo e da elementi lombardi,
bolognesi e transalpini, ed entrando in contatto con Stefano da Verona. Tuttavia
non sono rimaste testimonianze certe della sua attività, e abbiamo
notizie precise su di lui solo dal 1417, quando operò a fianco di Gentile
da Fabriano nella decorazione ad affresco della sala grande del Palazzo Ducale
di Venezia. La
Madonna della Quaglia (Verona, Museo di Castelvecchio) e
la
Madonna col Bambino (Verona, Palazzo Venezia) possono essere
attribuite agli anni precedenti il 1417, poiché vi si riscontra una forte
influenza di Stefano da Verona, nonostante la delicatezza del disegno, la
precisione degli sfondi, ma soprattutto la ricchezza del colore lascino
intravedere un superamento della poetica di Stefano. Attribuite a
P., non
senza contestazione, sono le
Storie di San Benedetto, quattro tavole
conservate agli Uffizi di Firenze e al Poldi Pezzoli di Milano. Perduti sono
anche gli affreschi eseguiti nel castello di Pavia per Filippo Maria Visconti.
La prima opera firmata è l'
Annunciazione in San Fermo a Verona,
decorazione del monumento funebre per Nicolò Brenzoni (1426). Nel 1426
aveva ripreso anche la collaborazione con Gentile da Fabriano, impegnato a Roma
alla decorazione di San Giovanni in Laterano. Nel 1428, alla morte di Gentile,
ereditò la responsabilità dei lavori, che continuarono fino al
1432. Di questi affreschi, perduti, parla Vasari in termini elogiativi. Del
periodo romano sono rimasti alcuni
Disegni da sarcofaghi con figure
mitologiche, testimonianza dell'interesse che
P. nutriva per la
classicità, anche se egli non appare ancora sensibilizzato dalla cultura
umanistica che si affermava allora a Firenze. Nel 1433 ritornò a Verona,
dopo un soggiorno presso la corte degli Estensi a Ferrara, dove aveva ritratto
l'imperatore Sigismondo di passaggio in Italia (Codice Vallardi, Louvre). Nella
città veneta gli fu commissionata la decorazione della Cappella
Pellegrini in Sant'Anastasia, della quale è rimasto solo lo
Stemma
Pellegrini e l'affresco della
Leggenda di San Giorgio e la
principessa. Al periodo veronese si può far risalire la
Visione di
Sant'Eustachio (Londra, National Gallery). L'attenzione del
P. per
gli animali, la natura, i costumi, l'anatomia è testimoniata dagli album
conservati al Louvre, nei quali troviamo una ricerca e uno studio che
oltrepassano i limiti del realismo del Gotico internazionale, che considera la
natura come una cornice favolosa: nel pittore pisano il motivo decorativistico
appare secondario rispetto all'interesse naturalistico, che lo spinge a popolare
i paesaggi degli esseri viventi che aveva disegnato ripetutamente. Nel 1438,
bandito da Verona per aver parteggiato per i Gonzaga, si recò di nuovo a
Ferrara, iniziando la sua attività di medaglista, con l'incisione di
Giovanni Paleologo, seguita da quella di
Gianfrancesco Gonzaga,
Filippo Maria Visconti,
Nicolò Piccinino,
Francesco
Sforza,
Lionello d'Este (1442-45). A questo periodo risalgono anche
alcuni ritratti, come quello femminile del Louvre, in cui i critici hanno
ravvisato Margherita Gonzaga o Ginevra d'Este, e il
Ritratto di Lionello
d'Este dell'Accademia Carrara di Bergamo. Dell'attività ritrattistica
di
P. rimangono altri due dipinti: il
Ritratto di Giovane (1424,
Bergamo, Collezione privata) e il
Ritratto di Gentiluomo (1424, Genova,
Palazzo Rosso). Degli ultimi anni è l'
Apparizione della Vergine ai
santi Giorgio e Antonio, dove è evidente la mancanza di ricerca
prospettica e compositiva. Invitato da Alfonso d'Aragona a Napoli,
P.
realizzò quattro medaglie per il re e una per Inigo d'Avalos, disegnando
nel contempo broccati e architetture, e lavorando argento, bronzo e legno (Pisa
1395 circa - 1455).